1969-75
L’autunno caldo e la conquista di poteri e diritti di cittadinanza nei luoghi di lavoro. La prima crisi petrolifera
Nel periodo tra la fine del 1968 e l’inizio del 1969 si avverte un’accelerazione dei processi e delle tensioni sociali alla Fiat; entrano in campo anche nuovi protagonisti: gruppi del movimento studentesco iniziarono a essere presenti con continuità davanti alle porte della Fiat diffondendo parole d’ordine e indicazioni in evidente concorrenza con le organizzazioni sindacali, anche sull’onda di avvenimenti come il “maggio francese”. Fim, Fiom, Uilm e Sida sottoscrissero un patto di unità d’azione che, con il Sida, durò tutto il 1969 e i primi mesi del 1970.
Le vertenze applicative della primavera estate ’69 a Mirafiori hanno avuto una conclusione positiva, in particolare con la conquista dei delegati sulle linee di montaggio. In questo modo si è giunti alla formazione del Consiglio di fabbrica, “il Consiglione”, che si è rivelato strumento indispensabile per il governo della successiva vertenza contrattuale.
L’autunno caldo
Con la fine del 1969 scadeva anche il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici: questa vertenza chiuse definitivamente una fase delle relazioni industriali in Italia e accreditò definitivamente il sindacato unitario come un nuovo importante soggetto sociale. Il rinnovo contrattuale del 1969 fu ribattezzato “l’autunno caldo” per la vastità del conflitto sociale che si aprì nel paese; ma uno dei punti centrali di questo scontro fu indubbiamente la Fiat, che cercò di assumere fin dall’inizio un ruolo di leader nello schieramento delle aziende metalmeccaniche, proponendo immediatamente la pregiudiziale sulla contrattazione articolata, con l’obiettivo di ridurne la funzione.
Furono organizzate per la prima volta imponenti manifestazioni a Torino per il Centro-Nord (25 settembre), a Napoli per il Centro-Sud (16 ottobre) e infine una manifestazione nazionale a Roma con oltre 100.000 metalmeccanici (28 novembre). La vertenza ebbe anche momenti molto difficili in occasione dell’uccisione di un agente di polizia, Antonio Annarumma, il 19 novembre a Milano, in seguito a uno scontro con un gruppo estremista; ma ancor più gravi con gli attentati del 12 dicembre a Milano e a Roma che provocarono la strage di Piazza Fontana e che al momento, con una tipica operazione di depistaggio, furono attribuiti agli anarchici. Al di là dell’influenza che questi episodi ebbero sulla storia del nostro paese, al momento furono utilizzati per creare delle pressioni nei confronti dei sindacati per chiudere immediatamente le trattative rinunciando a una parte delle rivendicazioni. Un altro elemento di ricatto furono i 200 licenziamenti di militanti sindacali, che la Fiat attuò nel mese di novembre e che determinò un’ulteriore rottura delle trattative. Su questo aspetto fu soprattutto la Fim che insistette su una linea intransigente nei confronti della Fiat, coinvolgendo l’insieme del fronte sindacale nel legare la conclusione della vertenza con il ritiro dei licenziamenti.
Alla fine i licenziamenti furono ritirati, come fu ritirata la pregiudiziale confindustriale sulla contrattazione articolata: l’accordo fu raggiunto il 21 dicembre con la mediazione del Ministro del lavoro Carlo Donat Cattin e fu firmato formalmente l’8 gennaio 1970. L’accordo conteneva significative novità con l’acquisizione di importanti diritti collettivi e individuali, quali le 10 ore di assemblea sindacali retribuite, il riconoscimento dei rappresentanti sindacali in azienda e le moderne procedure per i provvedimenti disciplinari con il diritto alla contestazione per il lavoratore; inoltre prevedeva la progressiva riduzione dell’orario settimanale a 40 ore e un aumento retributivo di 13.500 lire al mese uguale per tutti. Con questo accordo il sindacato metalmeccanico acquisiva il diritto di cittadinanza e di organizzazione all’interno della fabbrica e consolidava il rapporto unitario che si avviava a diventare organico.
La FIAT si riorganizza
Nel 1970 Umberto Agnelli subentrò nella carica di amministratore delegato, sostituendo Gaudenzio Bono, che era stato considerato il braccio destro di Vittorio Valletta. Questo ricambio completava l’opera di rinnovamento del vertice aziendale, ma avrebbe comportato anche rilevanti modifiche nella stessa struttura aziendale con la successiva divisionalizzazione della Fiat e il superamento dell’organizzazione monolitica e accentrata che aveva caratterizzato l’epoca di Valletta. Ciò fu attuato nel 1970 con la costituzione di tre gruppi operativi: automobili, veicoli industriali e prodotti diversificati.
La Fiat iniziava a misurarsi con le prime difficoltà di un mercato che si dimostrava meno prevedibile; mentre si manifestavano primi fenomeni di concorrenza, con la liberalizzazione del mercato dell’automobile all’interno del mercato comune europeo nel 1968. Le nuove condizioni di concorrenza e le incertezze della Fiat comportarono una riduzione strutturale della quota di mercato in Italia, che nel 1969 era di poco inferiore al 70%, mentre nel 1970 era già scesa al 64% circa, nonostante l’acquisizione dell’Autobianchi all’inizio del 1968 e del gruppo Lancia nell’autunno del 1969, e avrebbe continuato a diminuire nel corso degli anni settanta.
I Consigli di Fabbrica e lo Statuto dei diritti dei lavoratori
Il periodo immediatamente successivo al rinnovo contrattuale del 1969 deve essere considerato una fase di consolidamento organizzativo dei sindacati alla Fiat, mentre in Fim, Fiom e Uilm maturano importanti scelte strategiche, come l’individuazione nei Consigli di Fabbrica della struttura sindacale unitaria nei luoghi di lavoro, con il conseguente superamento della C.I., nella prima Conferenza unitaria il 15 e 16 marzo 1970.
Non va dimenticato che il 20 giugno del 1969 Giacomo Brodolini, predecessore di Donat Cattin al Ministero del lavoro, aveva presentato la proposta di legge dello Statuto dei diritti dei lavoratori, che il Parlamento approvò l’anno successivo. La legge 20 maggio 1970, n° 300, stabilì diritti individuali e sindacali fondamentali nei luoghi di lavoro, dando cittadinanza al sindacato nelle fabbriche.
Nel 1971 Mirafiori occupa oltre 60.000 lavoratori, tra operai e impiegati. Nello stesso anno scoppia lo scandalo dello spionaggio Fiat, che porta a scoperchiare l’esistenza di 350.000 schedature di dipendenti e di cittadini, redatte con la collusione di interi settori dei carabinieri e la complicità di parte della magistratura torinese. Il processo verrà spostato a Napoli, per legittima suspicione, inizierà nel 1976 e si concluderà con una condanna di primo grado nel 1978, successivamente il processo di appello terminerà con la prescrizione dei reati dato il protrarsi dei tempi dei procedimenti giuridici.
La FLM
Nella Conferenza dei delegati metalmeccanici che si tenne a Genova, dal 29 settembre al 2 ottobre del 1972, fu ratificata l’unificazione sindacale tra Fim, Fiom e Uilm con la costituzione della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (Flm). Il processo unitario incontrava maggiori ostacoli nelle Confederazioni sindacali, che, dopo una lunga discussione e forti contrasti, erano arrivate a sancire un patto federativo il 25 luglio 1972, mentre l’impegno allo scioglimento delle singole confederazioni e all’unificazione, da attuare entro il 1973, non fu mai attuato.
Nel frattempo è necessario ricordare che era cambiata la situazione politica con l’elezione del democristiano Leone come Presidente della Repubblica, con i voti decisivi dell’estrema destra, nel dicembre del 1971; inoltre il fallimento del centro-sinistra aveva portato alla formazione del primo governo Andreotti di centro-destra nel febbraio del 1972. Il risultato delle elezioni politiche nel maggio del 1972, dove la sinistra aveva subito una flessione, aveva dimostrato che le lotte sociali non si traducevano immediatamente in risultati politici. Un episodio indicativo di quella fase fu la cosiddetta rivolta di Reggio Calabria, scatenata dalla scelta di Catanzaro come capoluogo di regione. La violenta protesta, nota come “boia chi molla”, era egemonizzata dall’estrema destra fascista e durava da molti mesi. La Flm decise una manifestazione pubblica di massa il 20 ottobre 1972, con una folta partecipazione di lavoratori Fiat: la manifestazione a Reggio Calabria fu caratterizzata da provocazioni e attentati, ma ebbe un effetto positivo nell’isolare la spinta eversiva della destra.
Il rinnovo contrattuale del 1973 e il “patto dei produttori”
In questa situazione il rinnovo contrattuale del 1973 presentava evidenti rischi, soprattutto a fronte un padronato metalmeccanico che si era organizzato nella Federmeccanica e che si proponeva di sfruttare la mutata situazione politica con qualche proposito di rivincita rispetto al precedente rinnovo contrattuale. Lo scontro fu molto duro: il confronto durerà sei mesi, con 80 ore di sciopero dichiarate (ma a Mirafiori saranno di più) e una manifestazione nazionale a Roma il 9 febbraio con la partecipazione di 250.000 metalmeccanici.
La Fiat sarà ancora una volta in primo piano per le dichiarazioni di Gianni Agnelli che, in un’intervista giornalistica, propone un patto sociale tra produttori, imprenditori e lavoratori, contro la rendita parassitaria per modernizzare il paese; contemporaneamente il fratello Umberto accusava la direzione della Confindustria di non saper affrontare i nuovi problemi sociali. Infine negli ultimi giorni di marzo a Mirafiori si innesca lo sciopero a oltranza con l’occupazione delle portinerie. “L’occupazione” di Mirafiori, fabbrica-simbolo con circa 55.000 dipendenti, ha un forte impatto sull’opinione pubblica.
L’accordo viene raggiunto il 2 aprile; tra i principali contenuti ha i seguenti punti: l’Inquadramento Unico su sette livelli per operai, intermedi e impiegati, le 150 ore di diritto allo studio, quattro settimane di ferie per tutti, 39 ore settimanali per il settore siderurgico, 16.000 lire di aumento uguale per tutti dei minimi retributivi. Gli aspetti normativi quali il diritto allo studio e l’inquadramento professionale comportavano necessariamente una contrattazione applicativa che ebbe un forte sviluppo. Da questo punto di vista il rinnovo contrattuale del 1973 è altrettanto importante come quello del 1969 per la qualità dei contenuti conquistati, ma anche per aver bloccato i propositi di rivincita di Federmeccanica. L’elezione di Gianni Agnelli alla carica di Presidente della Confindustria sancirà questo cambiamento d’impostazione, consolidato successivamente nell’accordo interconfederale sul punto unico di contingenza, il 25 maggio 1975.
La prima crisi petrolifera
Intanto, una serie di avvenimenti internazionali aveva iniziato a mettere in crisi l’ordine economico internazionale, in particolare alla fine del 1973 scoppia una nuova guerra in Medio Oriente (la cosiddetta guerra dello Yon Kippur iniziata il 6 ottobre 1973) a cui segue un fortissimo rialzo dei prezzi del petrolio. Prima ancora, nell’agosto del 1971, il Presidente degli U.S.A., Richard Nixon, aveva denunciato gli accordi di Bretton Woods, determinando lo sganciamento del dollaro dall’oro. Ciò comportò il superamento del sistema dei cambi fissi, sancito successivamente dagli accordi della Giamaica del 1976, che adottarono un nuovo sistema di cambi flessibili: questi atti, suggeriti dai teorici neoliberisti, ebbero conseguenze rilevanti e avviarono una nuova fase economica internazionale caratterizzata da un’accentuata instabilità.
La guerra del Kippur e il successivo rialzo dei prezzi del petrolio fecero solamente precipitare e aggravare la crisi, che in Italia è accompagnata da un forte rialzo inflazionistico. Gli incrementi record del prezzo della benzina avrà inevitabili conseguenze sul mercato dell’automobile e già alla fine del 1973 si avvertono i primi segni del rallentamento della domanda, con immediati effetti sulla produzione. Per la prima volta dopo molti anni la Fiat pone migliaia di lavoratori in cassa integrazione.
Il terrorismo e il cambiamento del quadro politico
Negli stessi anni si aggrava la strategia della tensione con gli attentati terroristici, di matrice fascista, di Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974) e del treno Italicus (4 agosto 1974) che provocarono molti morti e feriti. A Mirafiori si verificarono le prime iniziative delle Brigate Rosse con il rapimento di un sindacalista della Cisnal e del capo del personale della Sezione Auto, Ettore Amerio.
Nel 1975, il 15 giugno, si svolsero le elezioni amministrative che videro un successo della sinistra e del Pci in particolare e che cambiarono il quadro politico del paese. Il governo della città di Torino e il Piemonte furono conquistati dalle sinistre. La vittoria del Pci alle elezioni politiche nel giugno dell’anno successivo portò questo partito nell’area di governo, da cui era escluso dal 1947: con i governi Andreotti iniziò la fase della “solidarietà nazionale” e sembrò che si aprisse un percorso nuovo della politica italiana.